vedutisti tedeschi a roma tra XVIII e XIX secolo

La mostra al Museo di Roma, in Piazza S. Pantaleo, visitabile fino al 28 Settembre, è l’atto conclusivo del ciclo “Luoghi Comuni”, apertosi nel 2012 con i vedutisti francesi, per poi esporre artisti inglesi e concludersi ora con i vedutisti tedeschi. La mostra promossa dall’Assessorato alle politiche culturali e Centro Storico – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è curata da Simonetta Tozzi e il catalogo della mostra comprenderà anche le opere delle precedenti esposizioni del ciclo Luoghi Comuni. L’esposizione presenta circa 80 opere, tra acquerelli ed incisioni, provenienti da due dei fondi più interessanti del museo: quello del barone Basile de Lemmermann e quello di Anna Laetitia Perci Blunt, che dopo aver collezionato in vita opere a soggetto romano, decisero di donarle al museo per evitarne la dispersione. Le opere riguardano vedute di luoghi tipici e suggestivi di Roma e della sua campagna, fino ad arrivare ai Castelli Romani e Tivoli. Le Vedute restituiscono una Roma “arcadica”, quasi immobile, incastonata tra antichità classiche e pascoli, un senso di beatitudine e tranquillità la pervade, come se fosse una terra incantata. Una Roma semplice, genuina, quasi inconsapevole del suo incombente passato, quella che ha ammaliato gli artisti tedeschi. Nessun popolo tra ‘700 e ‘800 ha nutrito così tanta passione per l’Urbe come quello tedesco, sedotto dai monumenti della classicità, dalla luce mediterranea e unica di Roma, dalle sue campagne dolci, ma anche dalla sua gente e il suo folklore. Molte delle opere esposte furono realizzate da artisti facenti parte della Società di Ponte Molle, una comitiva di artisti e poeti uniti dall’amore per Roma nei suoi più vari aspetti della cultura e del folklore, e da pittori che gravitavano nella cerchia di Angelika Kauffmann, che nella sua casa in Via Sistina aveva creato un cenacolo per intellettuali e artisti di passaggio nella città. Tra i più importanti frequentatori di Via Sistina, c’era J.P. Hackert paesaggista tra i più quotati, che ricevette commesse da Caterina di Russia e Ferdinando IV, amico e maestro di disegno di Goethe. Accanto a lui opere di Gmelin, Reinhart, Catel, Knebel, Mechau e Koch. “Fotoreporters ante litteram”, pronti ad immortalare un paesaggio o uno scampolo di vita quotidiana, in risposta a una sempre crescente richiesta europea di paesaggi romani, sospesi in un tempo indefinito. Roma meta di viaggi d’istruzione per giovani aristocratici, intellettuali, banco di prova di artisti europei pronti ad assimilare e riprodurre le sue atmosfere, molti ne rimasero ammaliati, tanto da non lasciarla più.

Roma, Palazzo Braschi

fino al 28 Settembre 2014

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© museo dei sognatori