ESTRO…ri…FLESSIONI

Giuseppe Amadio, nativo di Todi, si forma nel campo del design e della grafica pubblicitaria, lavorando poi come designer per arredo d’interni, esperienze queste che confluiranno nel  percorso intellettuale che lo condurrà all’elaborazione del suo concetto di arte. Incontro fondamentale lungo questo cammino è quello con l’artista Piero Dorazio, col quale collabora per venti anni e che Amadio considera suo maestro.

L’artista umbro si colloca all’interno del filone storico dello Spazialismo, inaugurato dai tagli di Lucio Fontana, alimentato dall’esperienza di Burri, e ulteriormente da Castellani e Bonalumi con le loro estroflessioni. Le opere dell’umbro trovano simmetrie proprio con i lavori di quest’ultimi, riuscendo tuttavia ad andare oltre. Amadio è, tra gli artisti contemporanei, uno dei più colti, sicuri e consapevoli, la sua ricerca estetica accoglie sentimento e ragione, emozione e razionalità, all’interno di una produttività che è un’esigenza personale per l’artista, primario fruitore dell’opera. Le tele monocrome, con superfici perfettamente tese, restituiscono una potenza energetica che movimenta lo spazio tra vuoti e pieni, racchiusa da un senso di equilibrio e rigore, che caratterizza tutto il suo operato.

Negli anni l’opera di Amadio ha intrapreso un percorso verso la semplificazione e una sempre maggiore pulizia delle forme. Le prime opere, generose, hanno forme morbide, tondeggianti, accoglienti, che in una fase intermedia tendono ad essere abbandonate: la linea curva è sostituita da linee rette, che segnano la tela con sporgenze affilate. La tendenza all’essenzialità si esprime in maniera decisamente più netta nelle opere recenti, qui le spinte che modellano la superficie sono ridotte a due, accentuando piuttosto la dicotomia concavo-convesso, a sottolineare una sempre maggiore consapevolezza e maturità del suo linguaggio, che permette di esprimere il proprio concetto di arte ricorrendo a meno estroflessioni della tela, quasi sovrapposizione perfetta tra pensiero artistico e la sua realizzazione pratica.

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© museo dei sognatori